Giovanni Paisiello … a 200 anni dalla scomparsa
Radio 8 Opera ricorda Giovanni Gregorio Paisiello, uno dei massimi esponenti della Scuola Musicale Napoletana di fine ‘700, morto a Napoli il 5 giugno del 1816.
Giovanni Paisiello rappresenta con Domenico Cimarosa l'ultima fioritura dell'opera comica napoletana. Il “Petrarca della musica” nacque a Taranto nel 1740, ma fin dall’adolescenza si trasferì a Napoli dove frequentò il conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana.
Qui ebbe l'ammirazione di Pietro Guglielmi, Niccolò Piccinni e Domenico Cimarosa, dei cui grandi successi fu geloso ammiratore. Tendente per carattere all’invidia amara per le buone riuscite altrui, fu questo forse il principale motivo che lo spinse a produrre molte opere di fortunato esito tra cui, nel 1767, il suo primo grande successo, l'opera buffa L'idolo Cinese, che trionfò a Napoli. Una serie di titoli successivi consolidarono fino al 1775 la fama di Paisiello il quale chiuse il suo primo periodo compositivo con il Socrate immaginario, opera di pungente satira, incauta al punto da provocare, da parte del ministro degli Interni, il veto alle repliche.
Le opere di Paisiello (se ne conoscono 94) abbondano di melodie la cui leggiadra bellezza è tuttora apprezzata. Probabilmente la celeberrima tra le arie è "Nel cor più non mi sento" dalla Molinara, immortalata anche nelle variazioni di Beethoven e di Paganini e interpretata da alcune delle più grandi voci della storia della musica.
Corposa e degna di rilievo anche la sua produzione strumentale e sacra, comprendente 8 messe (tra cui la Messa di Natale per la cappella di Napoleone, e la solenne Messa da requiem) oltre a numerosi lavori meno noti: è, inoltre, nota la sua composizione Viva Ferdinando il re, adottata nel 1816 come inno nazionale del Regno delle Due Sicilie.
La sua opera più nota resta Nina, o sia La pazza per amore, a proposito della quale alcuni ammiratori, in una lettera che porta la data del 27 febbraio 1794, manifestarono al Maestro il loro entusiasmo: "La S.V. quando ha composto questa musica divina era in cielo e noi nel sentirla lo siamo stati pure”, aggiungendo poi: "Se tutte le produzioni musicali di oggi fossero come quelle della Nina, i maestri di musica a giusto titolo si potrebbero chiamare produttori delle virtù, eliminatori dei vizi, e rettificatori delle usanze, e la musica meriterebbe ancora onori e le lodi che i legislatori delle nazioni e gli antichi virtuosi popoli le attribuirono.”
La lunga permanenza in Russia, presso la Corte della Zarina Caterina II La Grande, fu per Paisiello tappa fondamentale verso la sua piena maturazione, così come il breve ma intenso soggiorno a Vienna, di ritorno da Pietroburgo verso l’Italia. Forse il prolungato distacco dalla patria e il contatto con altri generi musicali e letterari, condussero il Maestro ad un'analisi distaccata dei problemi del melodramma italiano, suggerendogli un più ricercato e sensibile stile compositivo, così nel genere buffo come nel serio.
Il 5 giugno 1816, ormai caduto in disgrazia a causa delle mutate condizioni politiche, vedovo e privo di appoggio e considerazione, morì a Napoli, in miseria e dimenticato da tutti, assistito solo dalle sue sorelle.
Molti suoi manoscritti vennero donati alla biblioteca del British Museum dal celebre contrabbassista coevo Domenico Dragonetti.
Angelo Procino