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Ricordo di Piero Cappuccilli

  • Andato in onda:05/07/2016
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      Ricordo di Piero Cappuccilli a 11 anni dalla scomparsa

       (Trieste, 9 novembre 1929 – Trieste, 11 luglio 2005)  





      Radio 8 Opera ricorda Piero Cappuccilli, il baritono verdiano per eccellenza, scomparso all’età di 76 anni,  l’11 luglio del 2005.

      Triestino dal carattere tranquillo, classe 1929, Cappuccilli compì la sua gavetta vincendo alcuni concorsi; dal debutto milanese nel 1956 all'affermarsi nei teatri italiani più importanti intercorsero pochi anni in cui il cantante valutò con attenzione le opere nelle quali cimentarsi, mostrando un atteggiamento parsimonioso e saggio verso il proprio strumento e portando solo gradualmente la voce a determinati ruoli come quelli di Un Ballo in Maschera, La Forza del Destino, Simon Boccanegra, Macbeth, opera che Cappuccilli si decise ad affrontare soltanto dopo ben 18 anni di carriera.

      Abbiamo citato le opere verdiane soprattutto perché Cappuccilli fu uno specialista del genere, grazie ad una personale predilezione che si univa ad una vocalità generosa, di gamma ampia e ricca nel fraseggio: "Adoro Verdi, si adatta perfettamente alla mia voce e non incontro alcuna difficoltà quando canto i suoi ruoli che, sebbene estremamente impegnativi, sono tuttavia ben scritti per la voce... Il problema è che oggi le voci tendono ad essere "corte"... esse mancano anche di quella sostanza, intensità e resistenza che si associano al vero suono del baritono verdiano".

      Sulla parola "resistenza" è d'obbligo trattenersi un istante, in quanto uno degli innegabili pregi della vocalità di Piero Cappuccilli fu senza dubbio il suo assoluto controllo della respirazione (capacità che, schernendosi, il baritono imputava al suo amore per il mare e alle giovanili immersioni subacquee), un padroneggiare il fiato che gli permetteva di gestire con disinvoltura  frasi lunghissime.

      Nel 1988 partecipò, insieme a Renata Tebaldi, alla prima conferenza internazionale dello Schiller Institut per tornare al “la verdiano”, o diapason scientifico, ovvero quel La=432 Hz che Verdi stesso volle per decreto nel 1884 e da cui si sono allontanate negli anni tutti le orchestre, imponendo invece un'accordatura alta (quasi La=448 Hz a Berlino, Salisburgo e Firenze) che è una delle cause dell’usura e dell’assottigliamento di voci potenzialmente più ricche.

      Collaborò con personalità di spicco quali Claudio Abbado, dando vita con lui, con il mezzosoprano Shirley Verret e con la regia di Giorgio Strehler, ad un Macbeth” rimasto impresso nella memoria degli spettatori scaligeri. Richiesto a  Salisburgo per il Don Carlos di Verdi,  fu poi un inarrivabile perfido Jago in Otelloalla Scala, accanto a Placido Domingo, con la direzione di  Carlos Kleiber. Cantò con Maria CallasJoan Sutherland, Raina Kabainvanska ed altri famosi nomi del ‘900.

      La carriera di Cappuccilli fu inarrestabile fino al 1992 quando, di ritorno da una rappresentazione di Nabucco all’Arena di Verona, egli restò vittima di un grave incidente automobilistico (a causa del quale cadde in un periodo di coma) che lo costrinse al ritiro dalle scene: si  dedicò, allora, all’insegnamento del canto secondo la  “vecchia scuola”, come amava definire quel modo interpretativo sempre coerente e quella tecnica rigorosa che pone sull’altare dell’arte la bellezza edonistica del suono; la “vecchia scuola” di cui era stato fulgido esempio e che ormai risulta purtroppo sconosciuta alla maggior parte dei moderni cantanti, seppure bravi ed osannati: egli, infatti, fu molto amato per la sua vocalità sempre sonora ed appagante ma morbida, omogenea ed estesa, oltre che per le qualità interpretative raffinate e incisive capaci di rendere la dolcezza dei ruoli paterni e la focosità degli amanti respinti.

      La sua dipartita, avvenuta nel 2005, fu molto sentita non solo dai familiari ma anche dai suoi colleghi, che lo ricordano come una persona gentile, disponibile ma rigorosa nel suo mestiere. Cantare era per Cappuccilli “come tuffarsi in mare” e nonostante la brusca interruzione della sua carriera, egli lasciò il segno come uno dei più importanti baritoni della storia dell’Opera.

       

      Angelo Procino

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